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Giorgio Gaber – L’odore

Giorgio Gaber – L’odore: un viaggio tragicomico dentro l’identità e il disgusto

L’odore”, brano intenso e surreale di Giorgio Gaber, è molto più di una semplice canzone: è un monologo teatrale travestito da confessione intima, una riflessione sull’identità, sull’apparenza e sulla percezione di sé. Con la sua ironia tagliente e la sua capacità unica di mescolare il comico e il tragico, Gaber ci porta nel cuore di un’esperienza umana tanto grottesca quanto reale.


L’inizio: l’illusione dell’idillio

Il testo si apre con un’immagine bucolica: “Sdraiati sull’erba / soltanto un attimo prima di fare l’amore”. La scena sembra idilliaca, quasi romantica. La natura è viva, “un grillo che canta”, e l’aria è “bellissima”. Ma l’idillio è solo apparente, e l’ironia gaberiana non tarda a rivelarsi: “Che odore!”. È il primo segnale che qualcosa non va, che sotto la superficie perfetta si cela il disastro.


Dall’eros al disgusto

Il desiderio si scontra con un olfatto impietoso: l’eccitazione cede il passo alla nausea. “Più che un odore è una puzza!” — ecco il primo ribaltamento. Il protagonista, disorientato, si rifugia nel contesto cittadino, credendo che l’ambiente urbano lo protegga da quella sensazione, da quell’odore. Ma l’odore lo segue. “Ce l’ho addosso”, ammette. Ed è qui che il testo si fa inquietante: quell’odore non viene da fuori, ma da dentro.


La paranoia dell’autosufficienza

Gaber ci mette di fronte a una verità brutale: “Vuoi vedere che sono io?”. Inizia una lotta contro se stesso, fatta di bagni, talco, creme, profumi, lavaggi ossessivi. Ma l’odore non va via. La sua origine non è fisica, ma esistenziale. Il protagonista è intrappolato in un’identità che non sopporta più, e da cui non riesce a liberarsi. La puzza diventa metafora della sua condizione interiore.


La maschera sociale che crolla

Nel finale, l’uomo si confronta con l’immagine pubblica che ha costruito: “Io che conosco tanta gente, son venuto su dal niente / C’ho una bella posizione”. Si aggrappa alla carriera, ai successi, all’approvazione altrui. Ma non basta: tutto ciò che ha costruito è contaminato. E infine la rivelazione devastante:
“Mi son fatto tutto di merda!”


Significato e attualità

L’odore” è una denuncia sottile ma feroce del narcisismo, dell’autoillusione e dell’ipocrisia borghese. Gaber smaschera l’individuo moderno che si crede “fatto da sé”, ma non si rende conto di essere marcio dentro. Il brano parla di fallimento, ma anche di consapevolezza: riconoscere l’odore è il primo passo per affrontare la verità.


Conclusione

Con “L’odore”, Gaber conferma il suo ruolo di osservatore impietoso dell’animo umano, capace di farci ridere mentre ci affonda il coltello. In un’epoca in cui l’apparenza domina e il disagio si maschera da successo, questa canzone è più attuale che mai. E ci lascia con una domanda scomoda: quell’odore… siamo sicuri che non venga da noi?

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