Prova a pesare Annibale
ora che è solo cenere
e dimmi quanti grammi
la stadera segnerà
Prova a pesare Annibale
e tu ti accorgerai
di un grande generale
cos’è rimasto ormai
Eppure l’Africa
non gli bastava
dal Mar Oceano
fino all’Egitto
Sanniti e Siculi
Lucani e Bruzzi
volle travolgere
in un conflitto
Volle raggiungere
anche la Spagna
e scavalcare seppe i Pirenei
infranse rupi
disgregò montagne
entrò nel novero dei semidei
Ma oggi prova a pesare Annibale
ora che è solo cenere
e dimmi quanti grammi
la stadera segnerà
Prova a pesare Annibale
e tu ti accorgerai
di un grande generale
cos’è rimasto ormai
Se già teneva
l’Italia succube
non gli bastava quella condizione
voleva giungere
fino a Trastevere
con acrobatica penetrazione
Anche se aveva
un occhio inutile
terrorizzava i ricchi ed i plebei
e cavalcando sopra un elefante
lui se ne andava a caccia di trofei
Ma oggi prova a pesare Annibale
ora che è solo cenere
e dimmi quanti grammi
la stadera segnerà
Prova a pesare Annibale
e tu ti accorgerai
di un grande generale
cos’è rimasto ormai
Prova a pesare Annibale
ora che è solo cenere
e dimmi quanti grammi
la stadera segnerà
Prova a pesare Annibale
e tu ti accorgerai
di un grande generale
cos’è rimasto ormai
“Prova a pesare Annibale” – Una riflessione leggera e profonda di Giorgio Gaber
Giorgio Gaber, cantautore, attore e filosofo della musica italiana, ha sempre saputo usare ironia, teatro e canzone per indagare la condizione umana e sociale. Nel suo vasto repertorio, la canzone “Prova a pesare Annibale” si distingue per il suo tono surreale e provocatorio, che cela sotto l’apparenza di un gioco verbale una riflessione più ampia sul valore delle cose e delle persone.
Un titolo enigmatico, un invito a riflettere
Il titolo stesso – “Prova a pesare Annibale” – sembra una frase assurda, quasi infantile. Ma come spesso accade con Gaber, dietro l’apparente nonsenso si nasconde una provocazione: come si può “pesare” un personaggio storico come Annibale? E, più in generale, come si può misurare il peso delle idee, della storia, della cultura?
Gaber ci invita a riflettere sulla superficialità dei giudizi moderni, sulla tendenza a semplificare tutto, a rendere quantificabile ciò che per natura è complesso, sfaccettato, non misurabile.
Gioco linguistico e satira
La canzone utilizza il paradosso e il nonsense come strumenti satirici. È un linguaggio apparentemente giocoso, ma che sottende una critica alla società dell’apparenza e dell’efficienza, dove conta solo ciò che si può pesare, contare, etichettare.
Il riferimento ad Annibale, condottiero cartaginese, non è casuale: figura storica imponente, è il simbolo di un passato ingombrante, impossibile da ridurre a una semplice misura. Gaber ci chiede quindi: che senso ha cercare di “pesare” qualcosa di tanto più grande della nostra capacità di comprensione?
Una lezione gaberiana: l’assurdo come verità
In pieno stile teatro-canzone, Gaber utilizza l’assurdo per dire il vero. La canzone non ha una morale esplicita, ma stimola una reazione: il sorriso, la perplessità, la domanda.
Come tante sue opere, “Prova a pesare Annibale” non dà risposte, ma insegna a porsi le domande giuste.
Conclusione
“Prova a pesare Annibale” è una canzone meno nota rispetto ai grandi successi di Gaber, ma è un piccolo gioiello di intelligenza e ironia. È un esempio perfetto di come l’artista milanese usasse la musica non solo per intrattenere, ma per provocare pensiero, dubbi e riflessioni.
In un mondo che cerca di misurare tutto, Gaber ci ricorda con il suo stile unico che non tutto ciò che conta può essere contato. E forse, proprio come Annibale, certi concetti sono troppo grandi per una bilancia.
