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Quando l’ingiustizia diventa legge, la resistenza diventa dovere

Ecco l’articolo di presentazione per la canzone “LA POLITICA ESTERA FASCISTA. FRA STORIA POLITICA E STORIA DIPLOMATICA”, in stile magazine musicale italiano, con riferimenti al sound e al messaggio politico del brano.


Italian jazz pop incontra la critica geopolitica: esce “La politica estera fascista. Fra storia politica e storia diplomatica”

Un brano provocatorio, ironico e drammaticamente attuale.

Con un titolo che colpisce come una prima nota suonata da un sax in levare, “La politica estera fascista. Fra storia politica e storia diplomatica” è la nuova canzone che mescola lo swing italiano, l’energia ritmica latina e la sottile arte del jazz pop con una denuncia esplicita contro la follia diplomatica internazionale.

Il paradosso della pace con le bombe

La canzone è un manifesto sonoro contro le contraddizioni della politica internazionale contemporanea. I versi raccontano — con sarcasmo e lucidità — di un mondo in cui si promette “grandezza” prima per l’America, poi per l’Iran, mentre nel frattempo si sganciano bombe sugli acceleratori nucleari nel nome di una pace ipocrita e posticcia.

Il riferimento esplicito a Hiroshima e Nagasaki non è solo una memoria storica: è un ammonimento, un grido affinché la storia non venga non solo ripetuta, ma anche banalizzata da slogan e propaganda.

“Le stesse mani che stringono per la pace / Preparano armi con troppa audacia”

Un sound che danza sull’orlo del disastro

La musica è un paradosso tanto quanto il testo: pianoforte vivace, sax giocoso, ritmo latino, melodia swingata che sembra ballare mentre il mondo brucia. È questa contrapposizione tra leggerezza musicale e gravità del contenuto a rendere il brano irresistibile e inquietante allo stesso tempo.

Il bridge — accompagnato da un assolo di sax che sa di pioggia su un cielo carico di tensione — lascia intravedere una speranza: “dove fare grande significa costruire / non distruggere per poi ricostruire.”

Messaggio politico o poesia civile?

Non è solo una canzone: è un atto di accusa, una ballata antimilitarista, un monito vestito da hit radiofonica. In tempi in cui la diplomazia si fa a colpi di tweet e testate bunker-buster, “La politica estera fascista” è una di quelle canzoni che ti fa muovere il piede mentre ti fa riflettere con la testa.


Conclusione:
Con questo brano, l’artista ci ricorda che la vera grandezza di una nazione non si misura nel tonnellaggio delle bombe sganciate, ma nella capacità di ascoltare la propria storia e scegliere di non ripeterla.