Immaginate di entrare in un jazz club romano con luci soffuse, un piano che saltella allegro come un politico in campagna elettorale, un sax che ride sotto i baffi, e un ritmo latino che ti fa venire voglia di ballare anche se fuori c’è la terza guerra mondiale. Ecco, è in questo scenario che nasce “Guerra e Pace (Secondo Trump)”, una canzone ironica quanto una riunione ONU con i microfoni accesi per sbaglio.
L’autore, armato solo di ironia e swing, ci racconta la tragicommedia diplomatica dell’ex presidente statunitense, che un giorno urla “Make America Great Again!”, e il giorno dopo – complice forse un mojito sbagliato – cambia il copione in “Make Iran Great Again!”. Sì, hai letto bene: Iran. Quello stesso Iran su cui, poche ore prima, aveva sganciato preventivamente qualche bomba sugli impianti nucleari, “giusto per rompere il ghiaccio”.
La canzone parte con un’aria leggera, quasi spensierata, e racconta con tono da operetta assurda la strategia diplomatica trumpiana, fatta di bastoni, carote e tweet all’alba. La melodia contagiosa ti fa muovere il piede, mentre le parole ti fanno alzare un sopracciglio. Perché in fondo è tutto lì: un ritmo coinvolgente su una base di geopolitica grottesca.
Nel rap centrale, tra un basso funky e una rima agrodolce, arriva il vero messaggio: la pace usata come slogan da spot pubblicitario, mentre i missili partono come pop-corn in un cinema dell’assurdo. “Dice facciamo la pace mentre spara”, recita la strofa, e il sassofono ridacchia in sottofondo, perché anche lui ha capito che siamo in piena commedia dell’arte nucleare.
L’apice arriva nel breakdown, un dialogo quasi teatrale in cui la diplomazia viene definita “un film, guai”. E chi siamo noi per contraddire? Del resto, anche Tolstoj, se fosse vissuto nel XXI secolo, avrebbe chiuso “Guerra e Pace” con un “così, così, così”.
Il finale lascia l’amaro in bocca (più della conferenza stampa), con una domanda che risuona tra i vocalizzi jazzati dell’outro: “La pace vera, quando la vedrò qui?”. E la risposta, come un tweet presidenziale, si perde nel vento.
In sintesi: “Guerra e Pace (Secondo Trump)” è il brano che non sapevi ti servisse. Una marcia swing verso l’assurdo, dove ogni nota è una testata diplomatica e ogni strofa un inciampo nella logica. Da ascoltare col calice in mano… e l’elmetto vicino.